01/08/2017 - Eccoci ad Agosto con le temperature africane di quest’anno e la pioggia che manca da molte settimane ormai.
Le fioriture delle dalie però cominciano ora e i colori si mescolano a quelli delle salvie decorative in fiore, delle graminacee, veroniche, agastache, perovskie, rose rifiorenti, buddleie…
La dalia fiorisce ora ma la sua fioritura ci accompagna sino a ottobre!
Eppure ne vedo così poche nei giardini che hanno la tendenza ad appannarsi come se solo la primavera avesse un senso. La dalia è una pianta facile e robusta che nei giardini dona allegria e soddisfazione .
Questo tubero, arrivato alla fine del XVIII dal Messico e conosciuto dalle tribù indiane del centro America da tempi immemorabili, fu introdotto in Europa e si propagò grazie alla sua facilità di accrescimento. Già all'inizio del XIX secolo furono creati numerosissimi ibridi. Perciò negli anni sessanta, di fronte a tanta ricchezza ma anche confusione, furono stabiliti i criteri e le definizioni della classificazione internazionale dalla Royal Horticultural Society di Londra.
Personalmente faccio riferimento ai gruppi più comunemente conosciuti e parto da quello che mi serve quindi altezza , tipo e grandezza del fiore e, ovviamente la paletta di colori che preferisco.
In ogni sito di rivenditori di bulbi trovate questi gruppi principali tra cui potersi fare un’idea e scegliere secondo il bisogno….e questa è la parte più divertente…basta non farsi prendere la mano.
Gruppo 1: Dalie a fiore semplice
Gruppo 2: Dalie a fiore di anemone
Gruppo 3: Dalie a collaretto
Gruppo 4: Dalie a fiore di
Gruppo 5: Dalie decorative
Gruppo 6: Dalie a globo
Gruppo 7: Dalie pompon
Gruppo 8: Dalie a fiore di cactus
Il resto è facile: si interra il tubero in primavera e …si aspetta.
Quando cominciamo a spuntare le prime foglie, generalmente li nutro con concime povero di azoto ogni tre settimane fino ad autunno.
Attenzione alla dalie alte perché poi le troviamo per terra accasciate : sarebbe prudente mettere un tutore al momento dell’interramento per non rischiare dopo di bucare il tubero.
Durante la mostra mercato di Lanuvio, alla quale partecipavo con i tuberi di dalia, una signora mi chiese consiglio: voleva ripristinare il giardino della sua nonna che ricordava pieno degli intensi colori delle dalie. Che commozione!!
Per me le dalie sono un must non solo dell’estate piena, ma soprattutto dell’autunno quando illuminano il giardino che si prepara al sonno invernale.
Sappiamo molto poco delle dalie prima del periodo degli Atzechi. Si sa solo, dai racconti degli spagnoli, che gli Atzechi usavano parti delle pianta come medicamento o cibo o addirittura usavano i grossi steli vuoti come contenitori di acqua durante la caccia.
Le dalie venivano utilizzate anche in funzione estetica data la loro bellezza e vivacità dei colori.
Nel XVI secolo Francisco Hernandez, inviato in Messico dal re Filippo II di Spagna, tra le risorse del paese, descrisse una pianta tra le altre: la pianta che sembra somigliare molto alla dalia chiamata dagli Atzechi “Acocotli” canna d’acqua. I primi disegni sono di un collaboratore di Hernandez .
Ne troviamo poi alcuni riferimenti in trattati di botanica di monaci vissuti nel XVI secolo.
In Europa arrivarono nel XVIII secolo all’orto botanico di Madrid provenienti dal Messico con lo scopo, in realtà, di trovare una valida alternativa o sostituzione alle patate.
Le dalie nascono nelle regioni montane di Messico e Guatemala e continuano ad oggi a crescere e prosperare in quelle zone.
Trasportando i tuberi nelle navi ci si accorse della grande vitalità di questa pianta che si conservava nei lunghi mesi della traversata senza perdere la sua vitalità….non tutti naturalmente!
Ho sperimentato che si conservano bene in solo in assenza di umido.
Il ‘900 è il periodo delle ibridazioni in Europa con nuovi colori e forme. Se visitate il sito della National Dahlia Collection fa girare la testa tante ne ha in catalogo (14.000 sono solo le cultivar riconosciute nel 1936).
Di facile coltivazione, soprattutto nei climi miti, fino a pochi anni fa era per antonomasia il fiore dei giardini delle nonne o degli orti come fiore da taglio, oggi il revival è assoluto.
La coltivazione è facile: il tubero va sotterrato con cura e poi fa tutto da solo. A Roma, in giardino, non li tolgo durante l’inverno ma in paesi più freddi bisogna avere la pazienza di estrarli dal terreno per ripararli, ma la fatica merita poi la soddisfazione!
Foto di Annamaria Molteni