ALLA SCOPERA DEI LUOGHI DELLA TUSCIA - TUSCANIA (VT)
Domenica 10 marzo 2024 ore 10.00
Durata della visita: 3 ore circa
Soci: 21,00 € - Ospiti: 24,00 €
TUSCANIA IL CUORE DELLA
TUSCIA
Iniziamo dal nome, Tuscania. Perché si chiama così? Sembra
che il nome derivi dal latino Tuscana, o città dei Tuscia, nome con il quale i Romani chiamavano gli Etruschi. La tradizione tramanda il cambiamento del nome imposto nel XIV secolo da papa Bonifacio
VIII in Toscanella, che tale rimase fino al 1911, quando finalmente venne ripristinato il nome attuale, ma sappiamo da documenti precedenti che la città era chiamata Toscanella. Altra leggenda
tramandata in merito al nome è legata alla fondazione da parte del figlio di Enea, Ascanio, sul luogo in cui furono rinvenuti dodici cuccioli di cane, da cui il nome latino di Tus-cana. Come qualcuno
ricorderà, anche la città di Roma, nacque sul luogo, dove Romolo avvistò dodici avvoltoi, quindi come si vede le leggende, si somigliano. Ma passiamo ora alle notizie storiche documentate. Le origini
della città risalirebbero, da ritrovamenti effettuati nelle necropoli etrusche addirittura al periodo paleolitico (della pietra antica). Durante il periodo etrusco, la città, conosciuta con il nome
di Tusena, godette un certo sviluppo e una discreta prosperità, fino a divenire una delle più importanti città della cosiddetta Lucumonia che aveva come suo centro principale Tarquinia. Con la
conquista romana dell’Etruria, Tuscania divenne uno dei più importanti centri di tutto il circondario, e vide fiorire il commercio e la nascita di botteghe artigiane specializzate in sarcofagi. Vide
inoltre la costruzione di terme, acquedotti e non ultima quella di una delle più importanti strade di comunicazione dell’epoca, la via Clodia. In seguito al crollo dell’Impero Romano, la città, come
del resto tutta l’Italia, fu soggetta a diverse invasioni barbariche, quali quelle degli Eruli, dei Goti e dei Longobardi. Poi fu conquistata dai Franchi di Carlo Magno, fino a che con la donazione
di quest’ultimo a Papa Adriano I, entrò a far parte del patrimonio secolare della Chiesa Romana. Per un certo periodo, divenne Libero Comune, esercitando un certo potere su varie città circonvicine,
fino a che fu conquistata, nel 1240 da Federico II di Svevia. Per le continue lotte tra Guelfi e Ghibellini, e alla sopravvenuta perdita d’importanza della via Clodia la città attraversò un periodo
di decadenza, in favore della vicina città di Viterbo. A seguito di una spedizione militare contro il Papa Bonifacio VIII, finita male, furono imposte alla città, diverse gabelle, tra cui quella di
fornire otto giocatori per una festa del quartiere Romano di Testaccio, un consistente tributo di grano, e cosa ben più disonorevole per la città. Nei secoli successivi, la città, sempre sotto il
Papato, subì un assedio dei francesi di Carlo VIII, che la occuparono grazie anche al fatto che le mura della città, in seguito alla sua ribellione contro Papa Eugenio IV, erano state smantellate.
Poi, la città seguirà le sorti dello Stato Pontificio, fino alla caduta dello stesso. Nel 1971, un terremoto distrusse gran parte della città e danneggiò molti suoi monumenti, tra cui le bellissime
chiese Romaniche di San Pietro e Santa Maria Maggiore, illustrate nelle foto dell’articolo.
I CAPOLAVORI DELL’ARTE
ROMANICA
La Basilica di San Pietro che domina l’omonimo colle, con
la splendida facciata decorata da marmorari umbri e maestri cosmati romani, e gli originali elementi decorativi interni, costituisce uno degli esempi più interessanti e ben conservati di architettura
romanica nella Tuscia e nel Lazio. E’stata costruita verso la fine dell’XI sec. sul suggestivo colle della Civita, che vanta una continuità abitativa dall’età del ferro fino alla fine del 1300 quando
viene abbandonato perché ritenuto ormai poco sicuro e difendibile a causa dei danni subiti dalla cinta muraria che lo proteggeva. Resterà l’imponente Basilica che conserverà il titolo di cattedrale
fino al 1575, con le sue alte torri di avvistamento ed altre poche torri che la circondano a guardia di quello che era il centro religioso e politico della città medievale. La Basilica di Santa
Maria Maggiore con la sua torre campanaria, si trova ai piedi del colle di San Pietro fu la prima cattedrale dell’antica Diocesi di Tuscania. I vescovi della nostra città si trovano citati nei
concili romani già dal VI secolo. La Basilica di Santa Maria fu la chiesa più importante prima di cedere il titolo di cattedrale alla Basilica di San Pietro nel IX secolo come recita la nota Bolla di
Papa Leone IV dell’anno 852. Fu ricostruita nelle attuali forme romaniche sul finire del XI secolo, e presenta all’interno notevoli affreschi di varie epoche. Interessante è il grande giudizio
universale che faceva parte di un ciclo ben più ampio, attribuito ai pittori toscani Gregorio e Donato di Arezzo. La chiesa vantava l’esclusivo diritto chiamato Ius Fontis, per celebrare il
sacramento nel fonte battesimale per immersione, diritto che manterrà anche quando non avrà più il titolo di cattedrale.
ABBAZIA DI SAN
GIUSTO
L’Abbazia si trova a 3 Km. circa dalla città, lungo
l’antica strada che collegava Tuscania a Tarquinia. Si tratta di un eccellente recupero effettuato attraverso la fedele ricostruzione, dei ruderi di una antica Abbazia di fondazione benedettina
e poi ampliata ad opera dei monaci cistercensi. Oggi è divenuto anche centro di produzione della lavanda con campi coltivati che a giugno si coprono di un bellissimo colore azzurro-viola. L’abbazia è
dotata di un distillatore per l’estrazione dell’olio essenziale di lavanda. Molti coltivatori della zona si sono associati in cooperativa e portano il loro raccolto a San Giusto per l’estrazione
dell’olio che viene utilizzato per fabbricare ottimi prodotti cosmetici. Questo è stato possibile grazie alla passione di un privato che acquistando l’azienda agricola si è fatto carico
dell’opera di ristrutturazione di questo affascinante complesso cistercense. San Giusto è nata come fondazione benedettina citata dalle fonti già nel IX secolo. Nel 1146 alcuni cistercensi di
Fontevivo della Colomba vi istituirono una filiazione. Nel 1460 ridotta ormai a rudere venne incorporata nei beni della chiesa sino a subire vari passaggi in ambito
privato.
ABBIGLIAMENTO: abiti comodi e leggeri, scarpe comode, acqua
Prenotazioni entro il 29/02/2024 al n. 3351595377 o info@giardinandolgiata.it